*happy* *surprised* *cool* *cool* *inlove*
e quindi non esci mai?
… sta scrivendo
allora?
No *happy*
mai? *shocked*
Be’, proprio mai no. Scendo ad aiutare mamma a portare su la spesa. A volte lavo la macchina con papà.
e che fai tutto il giorno? *thinking*
Facebook, instagram, twitter, videogame, poker online, leggo, Youtube, guardo film. Non necessariamente in quest’ordine.
amici? ragazze?
Su internet, molti amici. Ragazze no, non ne ho mai avuta una.
non ci credo *shocked* scherzi *lol*
Non crederci, se preferisci così. Per me non è un problema, comunque.
qualcuno ha messo un link su fb ieri hikkiqualcosa
Hikikomori? *lol*
sì sì bravo *lol* sei un hikkimori?
Hikikomori. Non lo so, cosa sono *smile*
e non vorresti scoprirlo?
No.
perchè
Sono quello che sono. È tardi per cambiare, credo.
non è mai tardi guarda me *proud*
Cioè?
l’anno scorso sono stata bocciata e quest’anno promossa con tutte sufficienze
Ma tu volevi cambiare *wink*
tu no???
Non credo, sto meglio così che fuori nel mondo *thumb*
come fai a dirlo??? te ne stai chiuso in casa tutto il giorno
Quando esco sono come spaventato, a disagio *brrr*
cos’è che ti mette a disagio?
… sta scrivendo
ci sei?
La mia faccia. La odio. E poi le persone, non so mai cosa dire. Tutti parlano, parlano, parlano e si aspettano che anche tu dica qualcosa. Ma io non ci riesco, non ho niente di interessante da dire. Sto lì zitto, tutti mi guardano, divento rosso e penso di esplodere *shy*
qualsiasi cosa va bene guarda che in giro non si fanno chissà quali discorsoni e la faccia poi ma dai che sarà mai secondo me dici cose carine sei carino
Non sono carino. Per gli altri sembra tutto così facile. A volte vorrei sapere cosa si prova a essere normali *confused* Ma non posso e allora meglio stare a casa *thumb*
con me stai parlando no?
Sì, su internet è ok parlare.
che c’è di diverso? puoi farlo anche fuori *wink*
Fuori neanche vorresti parlare con me.
che??? *shocked*
Scapperesti, non vorresti avere niente a che fare con me *lol*
ma che dici??? smettila *rotfl*
Ti giuro, tu non ci credi adesso ma te lo assicuro. Nessuno ha mai voluto stare con me.
nessuno non ci credo *skeptic*
… sta scrivendo
ehyyyy come sei lento
Cioè, parlare due minuti a scuola ok, o se capita di incontrarsi e ci si saluta. Ma poi nessuno ha mai voluto uscire, o parlare con me davvero. Dopo pochi minuti se ne vogliono andare, non ce la fanno proprio. Devo avere una specie di strana energia negativa, qualcosa di respingente. Ci stavo male, prima, ma ormai mi sono abituato. È così e basta *smile*
ce l’hai nella testa l’energia negativa fidati *lol*
Può darsi, ma il risultato non cambia *lol*
e non sei curioso di vedere come sono?
Mi basta leggere quello che scrivi.
se vuoi accendo la cam *wink*
No.
io però sono curiosa di vederti
Sono un tizio qualunque. Insignificante *unsure* Con una faccia orribile *sad*
solo un minuto *angel*
No.
ti prego *angel*
Ma perché insisti?
perchè voglio essere sicura che tu non sia uno di quei maniaci che si trovano in giro *lol*
Ti sembro un maniaco? *speechless*
come foto profilo hai l’immagine di un nonsocosa
E allora?
e allora dopo cinque o sei volte che chattiamo mi piacerebbe vedere la tua faccia
Ok *facepalm*
ok la posso vedere?
Sì. Solo per poco.
*happy* *surprised* *cool* *cool* *inlove*
Faccio partire la videochiamata.
è uno scherzo??? *confused*
Cosa?
non fa ridere per niente *angry*
Contenta adesso? Posso staccare?
no! togliti quella cavolo di maschera!!! *angry*
È la mia faccia. Sei tu che hai insistito per vederla.
è una stupida maschera
Volevi vedermi, adesso mi hai visto e non ho la faccia che volevi vedere. E così vuoi qualcos’altro. Ma io sono questo, mi dispiace *sad*
una maschera da buffone?
È la mia faccia.
forse sei davvero un maniaco
Sono le sue ultime parole. Resto a guardare la schermata di Skype per un po’. Mi sfilo la maschera, la appoggio accanto al portatile. Vorrei formulare un pensiero, tirare fuori qualcosa da quello che è appena successo. Ma non ci riesco.
Ho una grande collezione di maschere. Maschere da lucha libre, maschere per Carnevale, maschere da saldatore e da chirurgo. Ultimamente però mi piacciono le scatole, le buste. Scatole per scarpe con due buchi per gli occhi. Sacchetti di McDonald’s, i miei preferiti.
Le indosso a casa, per la maggior parte del tempo. Fuori è un problema, la gente ha paura. E non si può fare, non è legale.
Ho iniziato a collezionarle senza portarle, a parte ad Halloween o feste così. I medici dicono che ho un disturbo, una nevrosi. I miei genitori sono d’accordo, anche sul fatto che passerà.
Il punto è che a me piace indossare maschere. Mi sento bene, là dentro. Per me sono un accessorio indispensabile. Sono belle e fanno essere bello anche me. Passo il tempo su Internet a guardare le foto del Kit Kat Club, dove la gente entra senza problemi con maschere o cose strane addosso. Qui mi arrestano, se vado in giro mascherato.
Mi chiedo spesso se ho davvero un disturbo, una nevrosi. Non è facile rispondere, perché non conosco nessuno come me. Credo che il problema principale sia che me ne resto chiuso in casa tutto il giorno, non che mi piacciono le maschere. Dicono che mi voglio nascondere, che la maschera mi protegge e impedisce alla gente di capire chi sono. Perché non si fa lo stesso discorso per qualsiasi altra cosa, allora? Perché la faccia è più importante di un braccio, perché è giusto coprirsi il pisello ma non il volto? A me sembra una stronzata, un po’ come quando si dice che la pizza Hawaii è un abominio mentre ci si strafoga di prosciutto e melone.
Vorrei avere il volto coperto di cristalli, brillare fino ad accecare chi mi guarda. Non ce l’ho con le persone, è solo che mi fa paura quello che c’è là fuori.
Passerà, andrò a lavorare all’estero e in tre anni mi trasformerò da un disadattato mascherato a un altro pezzo di essere umano chiuso nel cellophane in un banco frigo, irriconoscibile dai controfiletti di manzo e dalle bistecche di soia. Mi sposerò ma non avrò figli, farò un lavoro 9-17 di cui non mi frega un cazzo. E tutti saranno felici perché non indosserò più le mie maschere, che magari nel frattempo avrò anche venduto. Tutti saranno felici perché avrò mollato l’unica cosa che mi rendeva speciale. Non esce mai, non ha una ragazza, sarà mica frocio? Forse è solo malato, depresso, drogato. Speriamo, speriamo che sia solo malato, depresso, drogato.
Vorrei avere uno spara-emoticon che parli al posto mio, essere accompagnato da un piccoletto olografico che mostri le emozioni che mi attraversano e che io non sono in grado di far vedere.
E, soprattutto, vorrei una maschera. Poterla indossare sempre, senza che nessuno mi faccia domande. Ne ho una a specchio, liscia e bellissima. Io posso vedere fuori, ma chi mi sta davanti si vede riflesso nella mia faccia. C’è chi lo fa anche se non indosso la maschera, comunque. Non ascoltano e aspettano solo che il mio ronzio fastidioso finisca, per poi ricominciare a parlare.
Come si chiamava la ragazza con cui stavo chattando? E perché si è spaventata così? Aspettative, maledette aspettative. La gente si aspetta cose da tutti. Oltre il loro range di comprensibilità, tutto è follia.
Da bambino a nessuno interessa se vai in giro con un costume da Batman o non so che. Fino a quando non ti chiami Riccardo e vai in giro vestito da Sailor Moon. Ma già a nove o dieci anni no, finita la festa. Bisogna crescere, darsi una regolata, essere normali.
Nessuno mi dice mai hai un viso così bello, non lo nascondere, comunque. Non è bello, per niente. Lo so io, lo sanno loro. Neanche mia mamma mi dice che sono bello. Però quando qualcuno viene a casa dice che belle maschere, guarda questa com’è bella, stupenda, dove l’hai trovata? La faccia devo portarmela in giro, comunque, le maschere no, non si può.
Cerco ancora di formulare un pensiero definitivo, qualcosa di meno confuso del solito. Non so se ci riesco, ma almeno adesso ho un’immagine. Un’immagine chiara, come un suggerimento. La lascio scorrere, me la godo mentre mi passa davanti.
Ci sono io, vestito da Jushin “Il Tuono” Liger. Volo sulla città, una metropoli che sembra una versione Vogue di un’apocalisse svanita. Tra Kenshiro e Matrix, fluttuo nell’aria ruotando veloce come un cavatappi di luce. Mi vedo fermarmi su un grattacielo, saltare per il mio shooting star press. Non so dove atterrare, ma non voglio schiacciare nessuno. Soltanto volare e girare, volare e girare.
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Sergio Oricci è nato nel 1982. Dopo aver vissuto per più di trent’anni a Firenze, nel 2015 si è trasferito a Cluj-Napoca, in Romania. Suoi articoli e racconti sono apparsi su riviste (Osso, Tipografia Helvetica, Crapula Club, Cattedrale Magazine) e antologie (“Odi, quindici declinazioni di un sentimento”, effequ). Nel 2014 con la casa editrice ventizeronovanta ha pubblicato il romanzo Bianco Shocking. Ha partecipato per due volte a 8×8, concorso letterario di Oblique Studio. A luglio 2018 ha pubblicato il suo nuovo romanzo “Cereali al neon – Cronaca di una mutazione” per effequ.