Vincitori
(Racconto tratto dal magazine New York Tyrant di Tyrant Books.
Traduzione dall’inglese di Stefano Pirone.)
I nuovi compagni di corso siedono in un bar sportivo dopo l’orientamento e bevono.
Parlano di cose che interessano loro: libri, parole e cosa significano, ma anche cosa tipo buone paninerie in zona e del fatto che qualcuno, un ragazzo dal monastero buddista, si sia introdotto nella YMCA per fumare oppio nella sedia del bagnino.
Sulle pareti alle loro spalle ci sono molti schermi con trasmettono immagini di basket, golf, calcio sull’acqua e calcio. I compagni di corso si complimentano l’un l’altro, come sembrano tutti intelligenti e qualificati.
Compagna 1 mostra a qualcuno la fotografia del proprio gatto, Beckett, che dorme su una raccolta di poesie di Ezra Pound.
«Wow,» dice Compagna 2, che poi attacca a parlare di Ezra Pound e di tutto ciò che lei ha fatto per il mondo della poesia modernista.
Una cameriera in un minuscolo grembiule porta loro degli shot, tutti di whisky.
Compagna 1 è confusa. Perché Compagna 2 ha parlato di Ezra Pound come di una donna, se Ezra Pound era un uomo? Compagna 1 comincia a pensare di sapere che Ezra Pound fosse una donna, ma che lo avesse dimenticato per qualche ragione. Cerca di ricordare che aspetto avesse Ezra Pound, e la immagina somigliante a George Eliot, che pure si pensava, a un certo punto, che fosse un uomo.
Compagna 1 inizia a sentirsi profondamente in imbarazzo, ripensando a tutte le volte che ha parlato di Ezra Pound come di un uomo e giura di non commettere mai più lo stesso errore.
*
È un lento pomeriggio al bar sportivo e alcuni dei compagni di corso escono a fumare sigarette, mentre fanno commenti sulla vista dalla cima della collina ed esplodono in grosse risate fragorose. Lasciano dietro di loro Compagna 1 e Compagno 6, un ragazzo sicuro di sé dal Nebraska assorto in un incontro di tennis su uno dei molti schermi.
Compagna 1 avvia una conversazione con lui sul fatto che un tempo girasse la voce secondo la quale Ezra Pound avesse tradotto un libro di poesie d’amore da geroglifici dell’antico Egitto, ma che poi venne fuori che lei si era inventata tutto.
Compagno 6 annuisce, facendo un lungo sorso dal suo drink. «Sì, l’ho letto,» dice, poi fa una pausa. «Ezra Pound ha anche costruito vibratori mettendo dei bombi in vasetti di vetro,» dice, «e dopo aver raggiunto l’orgasmo li lanciava ai pedoni dal settimo piano del suo appartamento di Parigi.» Rivolge nuovamente la sua attenzione all’incontro di tennis.
La palla rimbalza da un lato e dall’altro del campo erboso. Le tenniste si avvicinano alla rete e colpiscono la palla con forza. Dal suono sembrano piccole creature arrabbiate, che si dimenano in maniera bizzarra, finché la tennista più rumorosa e attraente spara la palla in un angolo del campo.
Sfoggia un sorriso vincente e lancia una racchetta nella folla.
La videocamera si sposta su un ragazzino sugli spalti, che la afferra e che la conserverà sotto il proprio letto per anni, raccontando ai suoi amici che quella racchetta apparteneva proprio a Venus Williams e che il suo alito aveva un odore dolce, come di pera, quando si baciarono.
Compagna 1 rivolge gli occhi nel suo drink. «Sì, anch’io ricordo di averlo letto,» dice lei.
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Le opere di Nicolette Polek sono state pubblicate su The Chicago Quarterly Review, Shabby Doll House, Hobart e altrove. Attualmente sta conseguendo un Master in Fine Arts alla University of Maryland.
Leggi l’originale a questo indirizzo: http://magazine.nytyrant.com/winners/